L'appetito vien traducendo...qualche dritta per tradurre un menù

E mentre si riscaldano i fornelli per la ricetta di aprile...le Sorelle hanno notato qualcosa di interessante...
L'Italia, il paese che vanta una cucina famosissima e imitatissima ovunque, il paese sempre sulla cresta dell'onda tra le destinazioni preferite di visitatori di tutto il mondo...stranamente non si occupa molto di traduzione nel settore agroalimentare...è per questo che le Sorelle in Corriera hanno cercato oltreoceano e hanno scoperto un post imperdibile sull'argomento. Non potevano non tradurlo e adattarlo. 

Gestisci un ristorante a Roma, a Firenze o in una delle tante straordinaria città italiane visitate ogni anno - anzi no! - ogni giorno da milioni di turisti? In che lingua è il tuo menù? Hai mai pensato di tradurlo – almeno in inglese, per iniziare? Tradurre il menù è indispensabile per far pregustare agli avventori le delizie che a breve verranno servite. La traduzione di un menù è talvolta una doppia sfida: non si tratta semplicemente di spiegare quali sono gli ingredienti di una pasta all’amatriciana o di una parmigiana, ma si tratta di una vera e propria ri-educazione al gusto del cliente straniero, che forse è stato abituato a mangiare una carbonara con panna e funghi.

GPI, importante azienda che si occupa di traduzione e localizzazione aiutando le aziende ad avere accesso al mercato internazionale suggerisce alcune strategie di traduzione per i menù alimentari da applicare nella conversione del testo in varie altre lingue, non solo l'inglese.
1.    Traslitterazione  e Traduzione: molti sono i piatti sono ben conosciuti nel mercato di destinazione con i loro nomi più comuni (pensate al tiramisù o alla pizza). In questo caso non è necessaria la traduzione che, anzi, potrebbe creare maggiore confusione. Per i menù tradotti verso lingue come l’arabo, il cinese, il giapponese o il russo, la traslitterazione del nome del piatto potrebbe essere l’opzione migliore. La traslitterazione consiste nella trascrizione dei suoni della parola d’origine nella lingua d’arrivo. La traduzione, invece, usa la parola con il significato equivalente nella lingua di arrivo. La traslitterazione è usata spesso per nomi di marchi e per nomi di prodotti che non esistono nella lingua di arrivo, ad es. salsa Worcestershire sauce, Asiago.

2.    Semplicità e essenzialità. Talvolta la migliore soluzione è quella di lasciare il nome piatto nella lingua originaria e offrire una descrizione accattivante degli ingredienti o dei metodi di preparazione nella lingua di destinazione. Recentemente mi sono occupato di un progetto di traduzione con la “Salsa Jacqueline”. Il ristorante ha deciso di usare il nome francese ma ha incluso una descrizione tradotta degli ingredienti della salsa. Non male come scelta (parlo della salsa…eh)!
3.    “Inventare” dei termini per descrivere i vari elementi del menù. Può capitare che alcuni ingredienti siano rari o inesistenti nella cultura di destinazione e non hanno un termine corrispondente nella lingua in cui vogliamo tradurre. Attenzione! L’obiettivo è quello di allettare il cliente, non quello di confondere o disgustare. Qualche tempo fa mi è capitato di leggere la traduzione di un menu arabo che utilizzava il termine “cervella” mmm personalmente, se avessi dovuto scegliere tra “cervella” e qualcos’altro…avrei certo scelto “qualcos’altro”.
4.    I menu numerati o con immagini dei piatti possono essere utili ad abbattere le barriere di comunicazione tra i vostri clienti e i camerieri. In alternativa, potreste pubblicare un menu bilingue con l’italiano e la lingua di destinazione. Un'esperta azienda che offre servizi di traduzione vi può consigliare qual è l’impaginazione che meglio si adatta a seconda della lingua (pensate ad es. a lingue come l’arabo e l’ebraico con una direzione testuale diversa, o ai caratteri a doppio byte, come il cinese).
5.    Per alcuni target non bisogna dimenticarsi l’etichettatura degli ingredienti sui menu, nel caso i clienti abbiano allergie o intolleranze, preferenze religiose o seguano diete particolari.
6.    No alla iper-semplificazione. È con il menu i vostri clienti hanno un primo assaggio di ciò che sta per arrivare. Il menù è a tutti gli effetti un altro strumento promozionale per vendere i prodotti del vostro ristorante. La traduzione dovrebbe essere invitante, accattivante, far venire l’acquolina in bocca. Degli esperti professionisti in grado di offrire ottimi servizi di traduzione e copywriting sono preziosissimi per la localizzazione del vostro menu e il successo del vostro ristorante.

Traduzione e adattamento a cura di Claudia Corriero e Patrizia Corriero dall'articolo Food & Beverage and Hospitality translation tips, part 1 di GPI


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